Volontà e dintorni: quando formuli i migliori propositi e poi fai altro

  • Cambiare idea
    • Debolezza della volontà
    • Motivazioni concomitanti o menzogne
    • Condizioni mutevoli e coerenza
    • Rivedere piani e priorità

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Quante volte formuli dei buoni propositi per il futuro che puntualmente non rispetterai? O fai le scelte che ritieni più giuste e adatte a te e poi prendi una direzione diversa?

Non fare ciò che dovresti fare

Ti sarà capitato, probabilmente, di cambiare idea su qualcosa che avevi deciso con fermezza. Di questo comportamento già quasi tremila anni fa ha trattato Aristotele nelle sue opere e lo ha definito con la parola Akrasia. Intendeva con questo termine la mancanza di forza di volontà e di controllo, l’intemperanza o debolezza della volontà stessa. Insomma il non fare ciò che si dovrebbe fare.

Aristotele, essendo vissuto in un passato ormai remoto, sarà giunto alla sua definizione di Akrasia basandosi su di un contesto ben diverso da quello contemporaneo. Tuttavia, questa “pratica” sembrerebbe essere ancora attualissima. La ritrovi nei grandi annunci di amici e parenti di voler iniziare diete che poi saranno rimandate alla settimana successiva, corrotte da una fetta di torta o da un invito per l’aperitivo.

Puoi osservare tale pratica anche, con uno sguardo più attento, nelle relazioni (sentimentali). Questo accade quando ti convinci di voler lasciar perdere una persona che non dimostra abbastanza gentilezza o attenzione, salvo poi stravolgere i tuoi piani. Piani che appaiono del tutto ragionevoli e dettagliati quando li formuli e poi, improvvisamente, sono come cancellati.

Abbandonare, cambiare idea, ritrattare

A questo punto forse ti chiederai perché lo fai. Come fai ad agire e comportarti in una direzione opposta alle tue decisioni, alle tue opinioni? Come avviene di cambiare direzione rispetto alle tue motivazioni?
È una domanda che può portare lontano con i pensieri. La possibilità di scelta e il cambio delle volontà (spesso non legato a debolezza o pigrizia) racchiudono comportamenti e motivazioni concomitanti. Questi arrivano a creare una catena complessa di altre circostanze, di cui però non tratteremo qui.

Per quanto possa sembrare scontato l’atto di cambiare idea nella quotidianità, è interessante spendere qualche minuto per ragionare su che cosa ti spinga ad accendere l’ultima sigaretta, ogni volta senza mai smettere di fumare. Vorresti capire in quale modo puoi stabilire di andare in palestra tre giorni a settimana, firmando abbonamenti annuali, per poi decidere di passare le serate davanti a Netflix, mangiando popcorn?

Sono situazioni diverse tra loro, ma implicano entrambe lo spostamento da una scelta a un’altra, a volte diametralmente opposta.
Hai pensato che forse menti a te stesso e agli altri quando dichiari di fumare la tanto attesa ultima sigaretta? Forse, ma potresti anche essere convinto al cento per cento di smettere, salvo poi, dopo ventiquattro ore, comprare un nuovo pacchetto. Così, come la stanchezza dopo un’intera giornata di lavoro – e magari di pioggia- ti potrebbe persuadere a rimandare la sessione di esercizi che avevi pianificato con cura la settimana precedente.

Incontri e scontri con la molteplicità

Per poter comprendere il “cambio di direzione” delle scelte consideriamo l’incontro frequente con certe condizioni mutevoli. Tra queste includiamo per esempio le sensazioni corporee, gli stati d’animo e le condizioni motivazionali, le persone incontrate e quelle non incontrate.

Tutto ciò costituisce la molteplicità dei contesti entro cui agisci. Contesti in cui assumono importanza fondamentale i diversi aspetti della tua volontà, i quali cambiano, mutano, si evolvono a seconda del ruolo che impersoni e delle situazioni. Mi basta pensare all’importanza che avrebbe per me riuscire a concludere questo articolo nei tempi prestabiliti e alla priorità che, invece, decido di dare a mia figlia che ha bisogno di aiuto per finire un progetto a cui tiene molto. La mia professione e il tempo per scrivere articoli divulgativi proseguirà ben oltre la sua infanzia, così il mio ruolo e il contesto momentaneo fanno sì che io decida di scegliere diversamente da ciò che mi ero posta come obiettivo della giornata.

Emerge chiaramente a questo punto che i buoni propositi spesso non sono menzogne che racconti a te stesso e a cui fai finta di credere, che il tuo giudizio non è difettoso e che se non vai in palestra, a volte, non è perché sei pigro.

Non siamo punti saldi, non siamo bandiere al vento

Parlare, quindi, in modo assoluto di coerenza e incoerenza della condotta come qualcosa di opposto perde di significato. Sarebbe più pertinente parlare di coerenza dei piani rispetto agli obiettivi che ti sei posto. Infatti, a quanto pare, la coerenza cambia nel momento in cui ti dirigi verso una seconda scelta, ma questo non indica che sia meno autentica.

Se in un primo momento fossi stato fermamente convinta/o di desiderare una salutare insalata e coerente con l’idea di portare avanti una dieta, in un secondo momento potresti scegliere di dividere una vaschetta di gelato con il partner, coerentemente con la tua passione per i dolci e con la volontà di passare del tempo con la persona che ami.

Con questo non intendiamo che la volontà debba sbandare in virtù del caso, tuttavia quello che incontri può essere significativo e avere un impatto nel cambiamento della tua volontà.
Non siamo punti saldi sempre coerenti con gli obiettivi, ma coerentemente con noi stessi cambiamo rotta, prospettiva, ruolo, a seconda della situazione e del contesto che la vita ci offre e con cui ci troviamo ad interagire. E per fortuna!

Soluzioni pronte all’uso

Che cosa fare di tutto ciò che è stato detto fin qui?
C’è un modo per perseguire gli obiettivi che ti poni? Per mantenere la scelta che hai preso? Sapendo che è stata ponderata con consapevolezza e buon senso.
La risposta è sì: formulando obiettivi, scelte e piani compatibili e capaci di accogliere la molteplicità dei contesti e dei ruoli in cui ogni giorno puoi imbatterti.

Per cui, se per esperienza precedente hai imparato che la decisione di andare in palestra alle otto di sera è impraticabile, dato che lavori duramente tutto il giorno, potresti comprendere che non è la tua volontà di fare esercizio fisico ad essere fallace. Bensì è controproducente il posizionamento di quell’obiettivo all’interno della giornata. La soluzione sarebbe un piano che dia spazio all’attività in un altro orario e talvolta è utile rivedere le proprie priorità.

Così come designare l’ultima sigaretta non è per forza una bugia, ma tale affermazione dovrà essere accompagnata da valutazioni e pianificazioni, che comprendano anche la decisione di modificare gli itinerari per non passare sempre davanti al tabaccaio di fiducia o di trovare attività e modalità alternative in direzione dello scopo prestabilito.

Non riuscirai sempre a raggiungere ciò che ti sei prefissato, ma un passo in quella direzione puoi farlo, soprattutto se lo inserisci in contesti raggiungibili.
Quello che puoi fare concretamente è trovare soluzioni che si adattino alla tua quotidianità, modificarle e aggiustarle grazie alle esperienze in modo tale da indossare comodamente i vari ruoli che impersoni.

Articolo scritto a quattro mani con la Dott.ssa Giulia Portugheis.

La realtà del sostegno psicologico online

  • Nuove tecnologie e stile di vita
    • Fra reale e virtuale
    • La psicoterapia online
    • Le App del supporto psicologico

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L’avvento delle nuove tecnologie

Le nuove tecnologie hanno modificato il nostro stile di vita, il nostro modo di relazionarci con il mondo, di vivere le emozioni e di progettare il futuro. Si tratta di una trasformazione epocale perché è avvenuta nell’arco di pochi anni, cogliendoci per alcuni versi impreparati.

Gli psicologi, che fanno della relazione con l’altro la base del proprio intervento, hanno quindi la competenza per anticipare gli eventi. Questo per cogliere i nuovi bisogni delle persone, immaginando come possa cambiare la società nel suo insieme.

Il compito specifico è quello di adeguare le risorse che la tecnologia può offrire e declinarle secondo gli aspetti che caratterizzano la professione stessa. Una parte nell’analisi del cambiamento è data dall’esplorazione delle nuove tipologie di servizio e di richiesta.

La relazione tra reale e virtuale

I cambiamenti nelle forme di comunicazione contribuiscono alle trasformazioni sociali. Basti pensare a come l’invenzione del telefono abbia stravolto le nostre possibilità, permettendoci di comunicare facilmente con persone dall’altra parte del mondo. È necessario chiedersi come l’impatto con le nuove tecnologie stia cambiando la professione di psicologo e come possa modificarsi la relazione psicologo-utente nel mondo virtuale.

Se cerchiamo nel dizionario il termine “virtuale” troveremo la formula: “ciò che è in potenza e non in atto”. Questo termine è contrapposto in molti ambiti a ciò che invece viene definito “reale”, effettivo e non solo potenziale.

Nel mondo delle nuove tecnologie il dizionario conferisce al termine virtuale il significato di “ciò che è simulato”, ciò che vuole simulare un’interazione concreta. Si differenzia così dal mondo reale, in cui le connessioni sono effettive e comportano la presenza fisica.

In questo momento storico definire ciò che è virtuale come qualcosa di simulato, e quindi finto, potrebbe risultare riduttivo. In una società, infatti, che si muove tra chat e social network, reale e virtuale diventano due facce delle possibilità relazionali.

Queste due realtà si muovono su diversi piani e si avvalgono di strumenti diversi: nel primo caso serve una buona connessione Wi-fi, nel secondo è necessaria la presenza fisica. Tuttavia, entrambe permettono l’incontro e l’interazione tra due o più persone.

La dimensione relazionale nella quale ognuno di noi definisce la propria identità, oscilla tra reale e virtuale. La persona, abituata a relazionarsi faccia a faccia, si ritrova oggi in una rete di connessioni e possibilità di nuovi contatti, in cui reale e virtuale si sovrappongono.

In modo particolare, nelle nuove generazioni tale distinzione si annulla. La possibilità di socializzare data da Facebook e Instagram è in continuità con quella lasciata a scuola e nei “reali” punti di ritrovo.

Intervento psicologico telematico/online

In questo contesto, si inserisce l’intervento psicologico, che, come è stato detto in precedenza, è fondato sulla relazione. Internet ha permesso agli psicologi di intervenire anche a distanza, diventando uno strumento di contatto tra professionista e cliente.

L’intervento si articola in diversi modi: mail, chat, telefono e videoconsulenza.

L’utilizzo dell‘e-mail è un modo per mettere per iscritto le proprie esperienze interiori e per riorganizzare le idee. Di solito è utilizzata per il primo contatto in cui le comunicazioni di richiesta e intervento avvengono in momenti distinti. Questa modalità può essere preliminare e integrativa alla consulenza in presenza.

La seconda modalità include i canali social come Facebook, WhatsApp e Messenger, i quali consentono anche di avere una comunicazione in tempo reale, facilitando l’incontro (online). In questo modo è possibile comprendere la richiesta d’aiuto e trovare insieme il miglior modo per lavorare sul problema in un secondo momento.

Il telefono consente una comunicazione istantanea e aggiunge alle altre modalità descritte la possibilità di cogliere intonazione della voce, silenzi, tentennamenti e altre sfaccettature della conversazione.

Solo la videoconsulenza, tuttavia, accorda la possibilità di unire audio, video e testo. È ritenuta la via preferenziale di intervento online. Questo strumento, infatti, unisce la possibilità di contatto visivo con la comodità di una comunicazione a distanza, intesa come la capacità di azzerare le barriere architettoniche, ma anche quelle connesse a eventuali paure della persona.

Intervento psicologico online…senza psicologo

Nei casi appena presentati le tecnologie svolgono una funzione di supporto, facilitando la possibilità del servizio e permettendo che la relazione tra psicologo e utente abbia luogo e si basi sulla reciprocità.

Lo sviluppo tecnologico raggiunto, però, si è spinto oltre queste possibilità di intervento, ponendosi in molti casi in sostituzione della figura e della persona stessa dello psicologo, rendendo automatiche alcune procedure.

Per tecnologie psicologiche sostitutive ci si riferisce, per esempio, a quei software autoguidati che lavorano attraverso siti web, finalizzati alla prevenzione e promozione del benessere e ad offrire interventi educativi. Questi servizi sono rivolti a chi ricerca aiuto per perdere peso, per smettere di fumare o per prevenire ricadute.

A questi esempi si aggiungono tutte le applicazioni che sono proposte come un supporto psicologico non supervisionato, previa installazione su tablet e smartphone.

La figura e la persona dello psicologo, nei casi citati, vorrebbe essere del tutto sostituita dalla tecnologia. L’accessibilità, la semplicità e l’economicità di questi servizi costituiscono indubbi vantaggi per le persone che li utilizzano.

Tuttavia, se il professionista viene meno, insieme al suo bagaglio di conoscenze in grado di essere applicate con flessibilità e adeguatezza, viene meno il contributo all’obiettivo terapeutico della relazione, con tutte le sue implicazioni. In questo modo, pur risparmiando, si rinuncia irrimediabilmente all’efficacia dell’aiuto psicologico adeguato alla situazione specifica della persona.

Possiamo affermare, per concludere, che l’intervento telematico stia prendendo sempre più spazio accanto all’intervento tradizionale in presenza. Per questo, di recente, si è data molta attenzione all’argomento e alla comprensione di ciò che le nuove tecnologie apportano e tolgono alla relazione terapeutica.

Per approfondire i vantaggi e gli svantaggi del sostegno psicologico online in diverse situazioni leggi anche: Vantaggi e svantaggi dei mezzi telematici in psicologia